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venerdì 18 aprile 2014

[News] Tragedia del traghetto Sewol (세월호)


Il team di Coreanico intende esprimere tutta la propria solidarietà nei confronti del popolo coreano colpito dalla recente tragedia del traghetto Sewŏl (세월호). A due giorni dall'accaduto, le notizie sono ancora lacunose e incerte mentre, purtroppo, va aumentando con il passare del tempo il numero dei morti accertati, salito a 28 su 284 dispersi.
Il traghetto Sewŏl era partito da Incheon(인천) diretto all'Isola di Jeju 제주, rinomata località turistica del sud del Paese, la mattina del 16 aprile con a bordo 475 persone (poi ritrattate in 459-462), di cui 325 studenti, per la maggior parte studenti del liceo Danwŏn(단원 고등학교) di Ansan(안산) lì diretti per le vacanze. Il traghetto Sewŏl da 6.825 tonnellate di dislocamento e dalla capienza massima di 921 passeggeri, stando alle testimonianze dei superstiti, ha prima sbandato violentemente per poi inabissarsi, attorno alle 9 del mattino, a circa 20 km di distanza dall'Isola di Byungpoong . I soccorsi sono stati tempestivi, giunti sul posto circa 30 minuti dopo l'accaduto, ma la nave ha finito per affondare in sole 2 ore.
Sono in seguito intervenuti 178 sommozzatori coreani aiutati da un corpo della VII flotta statunitense. Le operazioni di soccorso sono però ostacolate dalla scarsa visibilità del fondo e dalle forti correnti sottomarine, e ciò ha portato le autorità, per voce di uno dei coordinatori delle azioni di soccorso, Cho Yang-Bok 조양복, a supporre che coloro che siano rimasti all'interno dello scafo difficilmente possano essere sopravvissuti.
 
Restano ancora sconosciute le ragioni del disastro, sebbene siano state ormai escluse le ipotesi di una collisione fra navi e di un urto con una roccia sommersa che, inizialmente, erano state formulate. L'ipotesi maggiormente accreditata è quella di una manovra improvvisa che ha finito per sbilanciare il peso del traghetto con il conseguente spostamento del carico, veicoli, camion, auto e pullman, parcheggiati nei vari ponti dell'imbarcazione.
Secondo le indagini della procura locale, al momento dell'incidente, riportato, secondo le testimonianze dei superstiti, come un grande boato al quale ha fatto seguito il progressivo inabissarsi del traghetto, alla guida dell'imbarcazione non vi era il capitano, Lee Jun-Seok(이준석), ma il terzo luogotenente,descritto dai media coreani come un giovane inesperto con appena un anno di servizio alle spalle. Ad aggravare, poi, la situazione del capitano il fatto che questi abbia abbandonato la nave assieme all'equipaggio quando 300 dei 475 passeggeri erano ancora sul traghetto e quando non era stato ancora loro comunicato alcun messaggio di abbandonare la nave. Il comandante ha espresso le proprie scuse, vergognandosi per il suo comportamento, dinanzi ai famigliari delle vittime.
La Presidentessa sudcoreana Park Geun-Hye(박근혜), per esprimere la sua vicinanza alle vittime della tragedia, ha voluto visitare la zona del naufragio chiedendo al governo di mobilitare tutte le risorse e le attrezzature possibili per ritrovare i dispersi. Si è poi recata nella palestra di Jindo, vicino al luogo dell'accaduto, dove sono ospitati i famigliari dei dispersi e dove non sono mancate le contestazioni nei confronti del governo, accusato di non aver gestito al meglio la situazione.

Ad oggi la tv di stato coreana, Kbs, conta 164 superstiti, di cui 55 feriti e 78 studenti, 293/294 dispersi, di cui 250 giovani studenti e 28, sin ora accertati, i defunti e fa sapere che, in vista dei recenti fatti, molti eventi e festival, nazionali e non, sono stati cancellati o posticipati. Una tragedia non destinata a finire con questo incidente, come dimostra, notizia di oggi, il suicidio del vicepreside di una delle scuole in gita il quale, sopravvissuto alla tragedia, non ce l'ha fatta a sopportare il senso di colpa e ha deciso di suicidarsi a poca distanza dal luogo dove sono ospitati i famigliari delle vittime, in un disastro che fa temere che il bilancio finale dei morti possa essere maggiore del peggior naufragio della storia della Corea del Sud, avvenuto nel 1970 e nel quale morirono 323 persone.
 
 

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